L'attività nel Regno di Sicilia [modifica]

Augustale di Federico II, 1231 circa.Federico poté dedicarsi a consolidare le istituzioni nel Regno di Sicilia, indicendo due grandi assise a Capua e a Messina (1220-1221). In quelle occasioni rivendicò che ogni diritto regio confiscato in passato a vario titolo dai feudatari venisse immediatamente reintegrato al sovrano. Introdusse inoltre il diritto romano, nell'accezione giustinianea rielaborata dall'Università di Bologna su impulso di suo nonno il Barbarossa. A Napoli fondò l'Università nel 1224, dalla quale sarebbe uscito il ceto di funzionari in grado di servirlo, senza che i suoi fedeli dovessero recarsi fino a Bologna per studiare. Favorì anche l'antica e gloriosa scuola medica salernitana.[9]Il tentativo di Federico di accentrare l'amministrazione del Regno e ridurre il potere dei feudatari locali (soprattutto ordinando la distruzione delle fortificazioni che potessero rappresentare un potenziale pericolo per il potere centrale) incontrò molte resistenze, tra queste principalmente quella del conte di Bojano, Tommaso da Celano, la cui contea, unita con i possedimenti originali in Marsica, rappresentava il feudo di maggiore estensione del regno. Il conte Tommaso si rifiutò di smantellare i castelli come ordinato dallo svevo e organizzò la resistenza presso le fortificazioni di Ovindoli e Celano in Marsica, Civita di Bojano e Roccamandolfi in Molise, dove affrontò a partire dal 1220 la forza d'urto dell'esercito imperiale. Le prime tre città caddero nel giro del primo anno di guerra, mentre Roccamandolfi, dove il da Celano aveva lasciato alla guida della resistenza la moglie Giuditta, si arrese all'assedio nel 1223 dopo essere stato danneggiato ma non preso. Il castello del capoluogo della contea, Bojano, venne demanializzato e ricostruito; Ovindoli e Celano furono distrutte, Roccamandolfi dovette essere ricostruita più a valle lasciando il castello alla rovina; Tommaso da Celano, non avendo in seguito rispettato i termini della resa, fu espropriato della contea che cessò di essere la spina nel fianco nei possedimenti normanni di Federico.Il Castello di Melfi dove Federico II promulgò le costituzioni. Per approfondire, vedi la voce Costituzioni di Melfi. Giunto a Melfi, l'imperatore, accolto calorosamente dalla popolazione locale, pernottò nel castello costruito dai suoi ascendenti normanni, apportandone in seguito alcune restaurazioni[10]. Nella località melfitana (ma anche a Lagopesole, Palazzo San Gervasio e Monticchio), Federico II trascorre il suo tempo libero, dedicandosi alla caccia con il falcone, poiché le zone boschive del Vulture erano particolarmente ideali per il suo passatempo preferito.

Nel castello Federico II, con l'ausilio del suo fidato notaio Pier delle Vigne, emanò nel 1231 le Constitutiones Augustales (note anche come Costituzioni di Melfi o Liber Augustalis), codice legislativo del Regno di Sicilia, fondato sul diritto romano e normanno, tra le più grandi opere della storia del diritto per la sua importanza storica di recupero delle antiche leggi normanne di cui si sono conservati pochissimi documenti. Le costituzioni miravano a limitare i poteri e i privilegi delle locali famiglie nobiliari e dei prelati, facendo tornare il potere nelle mani dell'imperatore e a rendere partecipi anche le donne per quanto riguardava la successione dei feudi. Ne doveva nascere uno Stato centralizzato, burocratico e tendenzialmente livellatore, con caratteristiche che gli storici hanno reputato "moderne".[11]

La crociata e la scomunica da parte di Gregorio IX [modifica]

Federico incontra il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil, codice miniato.Negli anni seguenti Federico si dedicò a riordinare il Regno di Sicilia, eludendo le continue richieste del papa Onorio III di intraprendere la crociata. Per dilazionare ulteriormente il suo impegno, Federico stipulò col papa un trattato (Dieta di San Germano, nel luglio 1225), con il quale si impegnava a organizzare la crociata entro l'estate del 1227, pena la scomunica. In realtà il vero obiettivo di Federico era l'unione fra Regno di Sicilia e Impero, nonché l'estensione del potere imperiale all'Italia. In questo disegno rientrò il suo tentativo di recuperare all'impero la marca di Ancona e il ducato di Spoleto, rientranti nella sovranità papale. Inoltre in Sicilia procedette all'occupazione di cinque vescovadi con sede vacante, alla confisca dei beni ecclesiali e alla cacciata dei legati pontifici che si erano colà recati per la nomina dei vescovi, pretendendo di provvedere direttamente alle nomine. Il papa era molto adirato con Federico sia perché non aveva adempito ai patti di tenere separati Impero e Regno di Sicilia, sia perché non rispettava la libertà del clero nei suoi territori intromettendosi sistematicamente nell'elezione dei vescovi e perché non partiva per la crociata[12]: durante la fallimentare crociata del 1217-1221 (la quinta) Federico si era ben guardato da aiutare i crociati, avendo più a cuore la pace con il sultano d'Egitto i cui territori erano così vicini alla Sicilia e con il quale era in rapporti di amicizia diplomatica.Nel frattempo, a causa delle mire di controllo sull'Italia da parte di Federico, era risorta nel nord Italia la Lega Lombarda: nell'aprile 1226 Federico convocò la Dieta di Cremona con il pretesto di preparare la crociata ed estirpare le dilaganti eresie, ma questa non poté avere luogo per l'opposizione della Lega Lombarda, che impedì l'acceso ai delegati mentre Federico non aveva al nord forze sufficienti per contrastare i Comuni ribelli.

Il 9 settembre 1227, pressato dal successore di Onorio, papa Gregorio IX, e sotto la minaccia di scomunica, Federico tentò di onorare la promessa fatta al predecessore partendo per la sesta Crociata, ma una pestilenza scoppiata durante il viaggio in mare che falcidiò i crociati lo costrinse a rientrare a Otranto: lui stesso si ammalò e dovette ritirarsi a Pozzuoli per rimettersi in sesto. Gregorio IX interpretò questo comportamento come un pretesto e, conformemente al trattato di San Germano del 1225, lo scomunicò il 29 dello stesso mese a Bitonto. A nulla valse una lettera di giustificazioni inviata al papa da Federico nel novembre e la scomunica fu confermata il 23 marzo 1228.Nella primavera 1228, Federico decise di partire per la Terrasanta, pur sapendo che durante la sua assenza il Papa avrebbe cercato di riunire tutti i suoi oppositori in Germania e in Sicilia, minacciando la Lombardia e il suo Regno Meridionale. Come riferito dal cronista Riccardo di San Germano, Federico celebrò a Barletta la Pasqua 1228 "in omni gaudio et exultatione" e ai primi di maggio del 1228, convocata sempre a Barletta un'assemblea pubblica, comunicò di persona le sue decisoni: nominò Rainaldo di Urslingen, già Duca di Spoleto, suo sostituto in Italia durante l'assenza; in caso di sua morte, nominò erede suo figlio Enrico re dei Romani e in seconda istanza il piccolo Corrado, nato pochi giorni prima ad Andria il 25 aprile da Jolanda di Brienne, che nel frattempo era morta in seguito al parto.

Quindi seppur scomunicato, partì da Brindisi il 28 giugno[13] 1228 per la sesta Crociata. Federico ottenne il successo grazie a un accordo con il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil, nipote di Saladino: Gerusalemme venne ceduta ma smantellata e indifendibile e con l'esclusione dell'area della moschea di Umar (ritenuta dai cristiani il Tempio di Salomone) che era un luogo santo musulmano. Questa soluzione aveva evitato la battaglia e aveva sollevato Federico dall'incombenza della crociata, ma consegnava alla cristianità una vittoria effimera e in balia dei musulmani. Il 18 marzo 1229 nella basilica del Santo Sepolcro Federico si incoronò re di Gerusalemme (in quanto erede del trono per aver sposato nel 1225 Jolanda di Brienne, regina di Gerusalemme, nonostante l'opposizione del clero locale e di quasi tutti i feudatari.Durante l'assenza di Federico, Rinaldo tentò di recuperare con le armi il ducato di Spoleto, mentre truppe germaniche scesero in difesa della Sicilia. Il Papa assoldò altre truppe per contrastarle, bandendo la paradossale crociata contro Federico II, e i territori di Federico subirono l'invasione delle medesime. Quando Federico ritornò in Italia dopo la crociata, trovò molte città che appoggiavano il Papa[14]: riuscì ad avere ragione delle forze papali ma ritenne opportuno, per quel momento, riconciliarsi col pontefice e con la Pace di San Germano del 23 luglio 1230, promise di rinunciare alle violazioni che avevano determinato la scomunica, di restituire i beni sottratti ai monasteri e alle chiese e di riconoscere il vassallaggio della Sicilia al papa. D'altro canto il papa non poteva non tener conto dell'obiettivo ottenuto da Federico in Terra santa e il 28 agosto successivo ritirò scomunica: il 1º settembre papa e imperatore si incontrarono ad Anagni.Nella diatriba fra papa e imperatore intanto si erano inserite le città della Lega Lombarda ed era ripresa la secolare divisione fra guelfi e ghibellini[15]. Nel 1231 Federico convocò una Dieta a Ravenna nella quale fece riaffermare l'autorità imperiale sui Comuni, ma ciò ebbe poca influenza sugli eventi successivi.

In lotta col papato [modifica]

Federico concede benefici ai Cavalieri Teutonici, affresco nell'Università di Marburgo.Nel successivo periodo di pace e distensione Federico approfittò per sistemare alcune questioni giuridiche nei suoi regni, con particolare riguardo a quello siculo. Il rinnovato accordo fra il papa e Federico venne utile a quest'ultimo allorché nel 1234 suo figlio Enrico si ribellò al padre: rivoltosi al papa, Federico ottenne la scomunica contro il figlio, lo fece arrestare e lo tenne prigioniero fino alla morte, avvenuta nel 1242. Alla corona tedesca venne allora associato l'altro figlio Corrado IV (che non riuscì neppure lui a governare in pace per l'opposizione dei nobili che gli misero davanti una serie di antiré).Nel maggio dello stesso anno alcuni violenti tumulti, organizzati da famiglie ostili a Gregorio IX, costrinsero quest'ultimo a fuggire in Umbria. Federico, cui faceva molto comodo politicamente apparire come il difensore della Chiesa, accorse in armi, sconfisse i ribelli a Viterbo (ottobre 1237) e ristabilì Gregorio sul trono romano (1238).

Tuttavia egli non era venuto meno ai suoi propositi di sottomettere l'Italia all'impero germanico, favorendo l'instaurarsi di signorie ghibelline a lui amiche (la più potente fu quella dei Da Romano che governava su Padova, Vicenza, Verona e Treviso). Nel novembre 1237 Federico colse una notevole vittoria sulla Lega Lombarda a Cortenuova, conquistando il Carroccio che inviò in omaggio al papa. L'anno successivo il figlio Enzo (o Enzio) sposò Adelasia di Torres, vedova di Ubaldo Visconti, giudice di Torres e Gallura e Federico lo nominò Re di Sardegna. Ciò non poteva essere accettato dal papa, visto che la Sardegna era stata promessa in successione al papa dalla stessa Adelasia. Alle rimostranze del pontefice, Federico rispose nel marzo 1239 tentando di sollevargli contro la curia e il papa lo scomunicò, indicendo anche un concilio a Roma per la Pasqua del 1241. Federico, per impedire lo svolgimento del Concilio che avrebbe confermato solennemente la sua scomunica, bloccò le vie di terra per Roma e fece catturare i cardinali stranieri in viaggio per mare dalla flotta comandata dal figlio Enzo con una battaglia navale avvenuta presso l'isola del Giglio. Le truppe imperiali giunsero alle porte di Roma, ma il 22 agosto 1241 l'anziano papa Gregorio IX morì[16] e Federico, dichiarando diplomaticamente che lui combatteva il papa ma non la Chiesa (egli era sempre sotto scomunica), si ritirò in Sicilia.Dopo la morte di Gregorio IX, venne eletto papa Goffredo Castiglioni, che prese il nome di Celestino IV, ma che morì subito dopo. La prigionia di due cardinali catturati da Federico e l'incombente minaccia delle sue truppe alle porte di Roma provocarono una vacanza al soglio pontificio di un anno e mezzo, periodo durante il quale si svolsero frenetiche trattative. Infine il conclave si tenne ad Anagni e fu eletto il genovese Sinibaldo Fieschi che prese il nome di Innocenzo IV. Il 31 marzo 1244 fu stilata in Laterano una bozza di accordo fra Federico ed Innocenzo IV che prevedeva, in cambio del ritiro della scomunica, la restituzione di tutte le terre pontificie occupate dall'imperatore, ma nulla diceva sulle pretese imperiali in Lombardia. L'accordo non fu mai ratificato. Tra il 1243 e il 1246 Federico II trascorse le stagioni invernali a Grosseto, approfittando del clima mite e delle aree umide attorno alla città per praticare la caccia, suo passatempo preferito[17].In quegli stessi decenni, circolarono in Italia diverse opere di impronta apocalittica, che attribuivano a Federico un ruolo di protagonista nella riforma della Chiesa. In particolare, il commento al profeta Geremia Super Hieremiam (attribuito pseudoepigraficamente a Gioacchino da Fiore ma prodotto forse entro ambienti cistercensi o florensi e rielaborato e aggiornato entro ambienti francescani rigoristi) riconosceva a Federico II un ruolo paradossalmente provvidenziale, proprio in quanto atteso persecutore della Chiesa corrotta e in special modo dei cardinali.[18]


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