Biografia [modifica]La nascita [modifica]

Nascita di Federico II a Jesi, in una tenda, secondo una «fantasiosa tradizione».[2] dovuta a Ricordano Malispini.[3]Federico nacque nel 1194 da Enrico VI (a sua volta figlio di Federico Barbarossa I di Svevia), e da Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II il Normanno, a Jesi, nella Marca anconitana, mentre l'imperatrice stava raggiungendo il marito a Palermo, incoronato appena il giorno prima, il giorno di Natale, re di Sicilia. Data l'età avanzata, nella popolazione vi era un diffuso scetticismo circa la gravidanza di Costanza e per questo motivo, fu allestito un baldacchino al centro della piazza di Jesi, dove l'imperatrice partorì pubblicamente, al fine di fugare ogni dubbio sulla nascita dell'erede al trono.[4]

Costanza, che prima del battesimo del figlio lo chiamò inizialmente col nome matronimico di Costantino, portò il neonato a Foligno, città dove Federico visse i suoi primissimi anni, affidato alla duchessa di Urslingen, moglie del duca di Spoleto Corrado, uomo di fiducia dell'imperatore. Poi partì immediatamente alla volta della Sicilia per riprendere possesso del regno di famiglia, poco prima riconquistato dal marito. Qualche tempo più tardi, nella cerimonia battesimale, svoltasi nella Cattedrale di San Rufino in Assisi, in presenza del padre Enrico, il nome del futuro sovrano venne definito in quello, "in auspicium cumulande probitatis", di Federico Ruggero; "Federico" per indicarlo a futura guida dei principi germanici quale nipote di Federico Barbarossa, "Ruggero" per sottolineare la legittima pretesa alla corona del Regno di Sicilia quale discendente di Ruggero II. Quella fu la seconda ed ultima occasione in cui Enrico VI vide il figlio.

Federico nasceva già pretendente di molte corone. Quella imperiale non era ereditaria, ma Federico era un valido candidato a re di Germania, che comprendeva anche le corone d'Italia e di Borgogna. Questi titoli assicuravano diritti e prestigio, ma non davano un potere effettivo, mancando in quegli stati una solida compagine istituzionale controllata dal sovrano. Tali corone davano potere solo se si era forti, altrimenti sarebbe stato impossibile far valere i diritti regi sui feudatari e sui Comuni italiani. Inoltre per via materna aveva ereditato la corona di Sicilia, dove invece esisteva un apparato amministrativo ben strutturato a garantire che la volontà del sovrano venisse applicata, secondo la tradizione di governo centralistico. L'unione del regno di Germania e di Sicilia non veniva vista di buon occhio né dai normanni, né dal papa, che con i territori che a vario titolo componevano lo Stato della Chiesa possedeva una striscia che avrebbe interrotto l'unità territoriale del grande regno, facendolo sentire di conseguenza accerchiato.

Infanzia ed educazione [modifica]Il 28 settembre 1197 Enrico VI moriva e Costanza affidò il figlio a Pietro di Celano conte della Marsica (fratello di Silvestro della Marsica che era stato Grande Ammiraglio di Guglielmo I il Malo, re di Sicilia) e Berardo di Laureto appartenente alla famiglia degli Altavilla conti di Conversano. Il 17 maggio del 1198 Costanza fece incoronare il figlio re di Sicilia a soli quattro anni. Costanza morì il 27 novembre dello stesso anno, dopo averlo posto sotto la tutela del nuovo papa, Innocenzo III, ed aver costituito a favore del papa un appannaggio di 30.000 talenti d'oro per l'educazione di Federico.

Gualtiero di Palearia, vescovo di Troia, era a Palermo il vero tutore di Federico. Federico risiedeva nella reggia di Palermo, nel Castello della Favara, il Castello a Mare, seguendo Gentile di Manopello fratello di Gualtiero. Suo primo maestro fu frate Guglielmo Francesco, che ne rispondeva al vescovo Rinaldo di Capua, il quale informava costantemente il papa dei progressi scolastici, della crescita e della salute di Federico.

Nell'ottobre 1199, Marcovaldo di Annweiler, per volere di Filippo di Svevia zio di Federico, s'impadronì della Sicilia per averne la reggenza e prese su di sé anche la custodia del giovane, sottraendolo a quella di Gualtiero di Palearia e, quindi, al tutoraggio di Innocenzo III, in aperto contrasto col Papa e col suo paladino in Sicilia, Gualtieri III di Brienne; ciononostante, Marcovaldo non privò Federico della tutela dei suoi maestri. Il Papa accusò Gualtiero di Palearia di tradimento quando suo fratello Gentile di Manopello consegnò Federico, assieme alla città di Palermo, a Marcovaldo. Nel 1202 Gualtiero di Palearia guidò una spedizione, unitamente a Diopoldo conte di Acerra, contro il pretendente al trono Gualtieri di Brienne, il quale, dopo la morte di Marcovaldo, consegnò Federico al conte Guglielmo di Capparone, successore alla reggenza di Marcovaldo. Diopoldo liberò Federico da Capparone nel 1206 e lo riconsegnò alla custodia di Gualtiero di Palearia.

Guglielmo Francesco, Gentile di Manopello ed un imam musulmano, rimasto sconosciuto alla storia, furono istruttori di Federico sino al 1201, quando Guglielmo Francesco fu costretto ad abbandonare la Sicilia; tornò ad essere il maestro di Federico dal 1206 al 1209, anno dell'emancipazione del giovane. Dal 1201 al 1206 Federico, sotto la tutela di Marcovaldo e poi di Guglielmo di Capparone, venne cresciuto dal popolo palermitano più povero, autodidatta per ogni forma di cultura.[5]